Buongiorno a tutti,

Un bel tacer non fu mai scritto ma anche il bel tacer non fu mai scritto oppure, ancora, un buon tacer non fu mai scritto. Si tratta di un noto proverbio italiano il cui significato potrebbe essere sintetizzato in “la bellezza del saper tacere al momento opportuno non è mai stata lodata a sufficienza”.

La leggenda narra si tratti di un proverbio attribuito a Dante Alighieri. Gli studiosi, invece, sono più propensi ad attribuirne l’origine a qualche secolo più tardi, per la penna di Iacopo Badoer.

Ma è talmente bello credere alla leggenda che, almeno per ciò che interessa, io voglio attribuire il noto proverbio a Dante Alighieri, cosi da compiersi la legge del contrappasso ed adattarsi pienamente al noto intellettuale italiano, primo nelle classifiche editoriali con un libro intitolato proprio al sommo poeta che parrebbe redarguirlo col monito creato appositamente per la circostanza: caro intellettuale, un bel tacer non fu mai scritto!

Eh sì.  Il noto intellettuale italiano, che certamente non vuole essere secondo a nessuno, deve essersi chiesto:  “io, che sono il più colto ed acuto storico italiano, posso forse lasciare nelle mani di un filosofo qualunque, la primogenitura del pensiero accademico sulla pandemia? Non sia mai.  Ma siccome sono colto ed intelligente, non posso certo parlare di SARS-COVID2 in termini scientifici; e allora cosa mi posso inventare? Ci sono, la metto in termini di discriminazione al diritto allo studio!

E’ interessante la lettura dell’intervista al professore universitario che esprime una opinione assolutamente legittima ma totalmente estranea alla sua area di specializzazione (la trovate allegata) cosicché, per quanto intelligente, equivale a quella dell’operaio metalmeccanico, del commerciante ortofrutticolo, del professionista e perfino della mia.

Secondo il professore universitario, è vero che i vaccini sono efficaci ma il governo è pavido perché non osa imporre l’obbligo vaccinale e segue l’approccio di un obbligo surrettizio, qual è l’esibizione di un certificato di vaccinazione e dunque va contrastata. Secondo i firmatari dell’appello, pare che l’obbligo del green pass violerebbe il diritto allo studio e altri diritti fondamentali, inclusi quelli al lavoro, alla libertà di associazione, alla libertà di circolazione.  Ma i firmatari non si sono accorti, invece, di aver sottoscritto un appello con richiami storici insostenibili  “…facendo affiorare alla mente altri precedenti storici che mai avremmo voluto ripercorrere.”  e soprattutto falsi.  Il noto professore (come tutti i firmatari) forse dimentica (volutamente?) che per accedere alla scuola primaria si deve presentare la certificazione per ben 10 vaccinazioni. Secondo la sua opinione questo violerebbe il diritto allo studio?

Ma la vera intenzione del professore viene smascherata dal paragrafo successivo a quello sopra riportato, quando si afferma:

“… Auspichiamo che si avvii un serio dibattito politico, nella società e nel mondo accademico tutto…”.

Caro professore, non so dove Lei sia stato negli ultimi due anni, ma in Italia, a partire dalla politica, passando per i quotidiani, attraverso le tv tutte oltre che i media di qualunque tipo, non si è fatto altro che dibattere. E al dibattito hanno partecipato anche persone serie e preparate che non si sono minimamente insultate come invece Lei ci ha fatto credere nella sua intervista. Lei auspica “…Invece tutto questo avviene senza un dibattito pubblico equilibrato, e in mezzo alla canea degli insulti da una parte e dall’altra, e questo è addirittura terrificante”. Ma quali giornali ha letto? Chi ha ascoltato? E’ forse stato escluso il mondo accademico?  Non credo proprio. E comunque non certamente per volontà del cittadino qualunque e nemmeno della politica, questa volta completamente innocente; più probabilmente per la stessa ignavia del mondo accademico troppo preso dalle lotte di potere al raggiungimento del sacro seggio.

Caro professore, vuole garantire il diritto allo studio a tutti? allora metta a disposizione del mondo accademico e politico il suo sapere (che certo non è poco) ed intervenga dove è in grado di poterlo fare:

  • Nella giungla delle tasse universitarie
  • Nella giungla per arrivare al ruolo di accademico
  • Nella giungla dei costi delle famiglie per mantenere i propri figli all’università
  • Nella giungla, infine, dei testi scolastici

Lasci a chi si occupa della pandemia di gestire, al meglio delle proprie possibilità, una vicenda che non si era mai verificata prima nella nostra storia recente. Per una volta, possiamo dire che il mondo politico, con il contributo fondamentale di quello scientifico, pur con tutti i suoi limiti, è stato all’altezza della situazione.

Una cosa però i firmatari dell’appello hanno ottenuto: semmai dovessi iscrivermi ad un futuro corso di laurea, guarderei prima il nome dei docenti e se ne trovassi uno che ha sottoscritto questo appello demente, allora cambierei corso di laurea. E infine caro professore, provi a pensare al contrappasso dantesco, forse qualcosa potrebbe dirle: un buon tacer non fu mai scritto!

Un saluto

Zavoratti

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