Buongiorno,

Il primo maggio non ricorre unicamente la festa del lavoro ma anche una data particolarmente infausta, il 1° maggio 1947: l’eccidio di Portella della Ginestra avvenuto nel comune di Piana degli Albanesi in provincia di Palermo, per mano di una parte della banda criminale di Salvatore Giuliano. 11 morti e oltre 100 feriti. Le ragioni?

Occorre fare un passo indietro.  Fino al 1° maggio 1922 la festa del lavoro veniva festeggiata sul pianoro di Portella della Ginestra nel quale si radunavano i contadini e lavoratori dei paesi vicini che ascoltavano le parole di un medico Nicola Barbato, socialista, che li incitava a combattere contro i soprusi.

Dopo il 1922, con la marcia su Roma e la presa del potere da parte del fascismo, non fu più possibile celebrare la “festa del lavoro” il 1° maggio, per volontà di sua signoria Benito Mussolini che, da uomo che manteneva le promesse, ebbe a dichiarare nel maggio del 1923: “possiamo affermare che la festa più o meno ufficiale del 1° maggio non ci sarà o sarà ridotta a simulacro meschino e pietoso”; così fu.  Da quell’anno la celebrazione sarebbe avvenuta il 21 aprile, annacquata nella commemorazione del compleanno di Roma. E quei lavoratori che avevano il coraggio di continuare a festeggiarlo il 1° maggio sarebbero stati perseguitati, licenziati o imprigionati in quanto considerati nemici dello Stato.

Terminata la guerra la festa viene ripristinata il 1° maggio e lavoratori e contadini ripresero a frequentare Portella della Ginestra. In quel 1947, però, oltre alla celebrazione della festa del lavoro la popolazione aveva una occasione in più per festeggiare: nel rinnovo del consiglio regionale aveva vinto la “coalizione del popolo” composta da socialisti e comunisti che avevano ottenuto la maggioranza con 30% dei voti mentre la Democrazia Cristiana si era fermata ad un più modesto 20%.

La guerra fredda era iniziata ed il Dipartimento di Stato americano non vedeva di buon occhio la forte presenza in Italia di un partito comunista che andava espandendosi; partito comunista che in Sicilia aveva appena conseguito una notevole vittoria elettorale e che, peraltro, De Gasperi non voleva al governo e non faceva nulla per nasconderlo.  Pochi giorni dopo la strage di Portella della Ginestra De Gasperi si dimette per poi comporre, subito dopo, un nuovo governo (il quarto) ma senza comunisti e socialisti.

L’allora ministro dell’interno Mario Scelba ebbe a smentire ogni supposta architettura politica dietro la strage di Portella della Ginestra mentre il segretario dell’allora partito comunista in Sicilia Girolamo Li Causi sostenne una tesi completamente diversa e opposta individuando nella notevole vittoria di socialisti e comunisti alle elezioni regionali appena svolte ed una forte contrapposizione tra l’idea dello Stato e dell’istituto della separazione dell’isola dall’Italia, le origini principali della strage.

La vicenda giuridica e politica si protrae fino ai nostri giorni senza alcun giudizio definitivo se non quello della storia.  Girolamo Li Causi ebbe a portare nei giudizi che seguirono le indagini, diversi documenti a prova dei rapporti esistenti tra il bandito Giuliano e l’allora ministro Mario Scelba ma questi documenti non vennero ritenuti “giuridicamente probanti” del rapporto esistente.

Non si può che lasciare alla sola storia, pertanto, un giudizio finale.  Quello che a me interessa, in questa sede, è ricordare che oltre alla festa del lavoro è importante rammentare che il 1° maggio 1947 ha giocato un ruolo determinante anche per la costruzione della futura repubblica.  Nonostante la vicenda, infatti, tutti i partiti antifascisti contribuirono alla redazione della Costituzione che venne approvata il 22 dicembre di quello stesso 1947.  Credo si sia stati ad un passo dal mandare tutto a monte …. fortunatamente così non fu, con buona pace della “destra” di allora e di oggi.

Un saluto.

Zavoratti

NOTA: buona parte delle informazioni di questo articolo si devono a scritti dello storico Emilio Gentile; il giudizio finale, invece, solamente al sottoscritto.