Buongiorno e buon Anno,
dopo un periodo di silenzio dovuto a motivi personali, riprendo la comunicazione interrotta subito dopo le elezioni del nuovo Governo, primo ad essere guidato da una donna.
L’occasione mi viene fornita da un fatto eclatante di disobbedienza civile accaduto ieri a Roma: è stato imbrattato con vernice di colore arancio Palazzo Madama; il palazzo del Senato. Un atto dimostrativo osceno. I malfattori andrebbero messi in galera e buttata la chiave. Ma chi sono costoro?
Alcuni attivisti di Ultima Generazione (persino il nome è evocativo) hanno inteso eseguire un’azione dimostrativa alla luce del sole. Non si sono sottratti. Ciò che hanno fatto, l’hanno fatto davanti a tutti. Confesso che non conoscevo questa associazione, che avevo solamente sentito evocare molto distrattamente. La lettura dei quotidiani di stamane, invece, mi ha imposto un approfondimento. Sono entrato nel loro sito web: https://ultima-generazione.com. Ho letto chi sono e cosa vogliono. Propongo alla Vostra attenzione entrambi, così da facilitare un giudizio complessivo sull’azione dimostrativa di ieri (e non solo):
CHI SIAMO
Siamo l’Ultima Generazione che può fare qualcosa per determinare il futuro dell’umanità. Possiamo determinarlo in meglio, facendo azioni di disobbedienza civile nonviolenta, oppure danneggiarlo irreparabilmente, non agendo e collaborando con chi (come il nostro governo), investendo in combustibili fossili, sta condannando a morte centinaia di migliaia di persone.
Ultima Generazione è una campagna italiana di disobbedienza civile nonviolenta che dal 2021 unisce semplici cittadine e cittadini, proprio come te, preoccupati per il proprio futuro e per quello di chi verrà dopo di noi.
Abbiamo richieste semplici, concrete e facilmente attuabili.
COSA CHIEDIAMO
Cosa chiediamo al Governo italiano
1) interrompere immediatamente la riapertura delle centrali a carbone dismesse e di cancellare il progetto di nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturale;
2) procedere immediatamente a un incremento di energia solare ed eolica di almeno 20GW e creare migliaia di nuovi posti di lavoro nell’energia rinnovabile, aiutando gli operai dell’industria fossile a trovare impiego in mansioni più sostenibili.
Ora siete liberi di decidere se queste persone sono “delinquenti” come sono stati dipinti da tutti (con rarissime eccezioni) o sono persone che hanno il coraggio delle loro azioni e che operano nell’interesse del Mondo intero, per la sua sopravvivenza, per la nostra sopravvivenza.
Ultima Generazione non è sola nell’esercizio della disobbedienza civile: Ecco alcuni illustri esempi:
Hannah Arendt, nel suo saggio del 1970 “Civil Disobedience”, si pone il doppio problema di distinguere la disobbedienza civile sia dall’infrazione comune della legge, sia dall’obiezione di coscienza e di proporla come strumento legittimo di avanzamento della legislazione a disposizione di minoranze organizzate di cittadini. “Atti di disobbedienza civile intervengono” – scrive la Arendt – “quando un certo numero di cittadini ha acquisito la convinzione che i normali meccanismi del cambiamento non funzionano più o che le loro richieste non sarebbero ascoltate o non avrebbero alcun effetto”, oppure “quando essi credono che sia possibile far mutar rotta a un governo impegnato in qualche azione la cui legittimità e la cui costituzionalità siano fortemente in discussione”.
Dunque la disobbedienza civile assume le forme di un agire politico volto a spostare in avanti i confini del “diritto”, il quale “può fissare e legalizzare i mutamenti una volta che essi siano intervenuti, ma i mutamenti in sé risultano sempre da un azione extragiuridica”. Questa, per esempio, è la dinamica che hanno messo in moto i movimenti per i diritti civili negli USA: “non la legge, quindi, bensì la disobbedienza civile mise in evidenza il <<dilemma dell’America>> e, per la prima volta, costrinse la nazione a riconoscere l’enormità non solo del crimine della schiavitù in se stesso, ma della stessa concezione che faceva dello schiavo una proprietà mobiliare.”
Ancora:
“Sotto un governo che imprigiona la gente ingiustamente, il vero posto per un uomo giusto è la prigione”. Con queste parole, scritte dopo aver passato una notte in prigione per essersi rifiutato di pagare le tasse in segno di protesta contro la guerra che nel 1846 gli Stati Uniti muovono al Messico, il poeta e scrittore Henry David Thoureau fonda la moderna definizione di quell’atteggiamento politico nei confronti dello Stato che prende il nome di “disobbedienza civile” proprio dal suo saggio del 1859 dal titolo “Resistance to Civil Government”.
E infine:
Il filosofo della politica Norberto Bobbio, nel 1976, compila la voce “Disobbedienza civile” nel “Dizionario di politica“, curato insieme a Nicola Matteucci e Gianfranco Pasquino. Per Bobbio “la disobbedienza civile è una forma particolare di disobbedienza, in quanto viene messa in atto allo scopo immediato di mostrare pubblicamente l’ingiustizia di una legge e allo scopo mediato di indurre il legislatore a mutarla”, per cui “mentre la disobbedienza comune è un atto che disintegra l’ordinamento (…) la disobbedienza civile è un atto che mira in ultima istanza a mutare l’ordinamento, è insomma un atto non distruttivo ma innovativo”. Essa si inserisce nello forme storiche del “diritto alla resistenza” con due caratteri specifici: l’essere una “azione di gruppo”, che la differenzia dai comportamenti di resistenza individuale come l’obiezione di coscienza o il tirannicidio, e la “non violenza” che la distingue “dalla maggior parte delle forme di resistenza di gruppo che hanno dato luogo, là dove sono state effettuate, a manifestazioni di violenza (dalla sommossa alla ribellione, dalla rivoluzione alla guerriglia)”
E ora, se vogliamo, possiamo continuare ad indignarci perché qualcuno ha imbrattato Palazzo Madama, così potremo dimenticarci di indignarci perché qualcuno non sta facendo assolutamente nulla per la salvaguardia del nostro Pianeta. Oppure, potremo cominciare a riflettere partendo dall’opinione che ci siamo fatti su questa associazione. Sarebbe un ottimo inizio.
Un saluto.
Zavoratti
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