Buongiorno,

comincio a nutrire seri dubbi sul futuro che ci attende. Ho la sensazione che l’introduzione di sempre maggiori regole porterà ad un crescente desiderio di violarle quando non anche di scardinarle. Sono sempre stato una persona ottimista; tanto ottimista che in più di qualche occasione qualcuno ha posato su di me uno sguardo un po’ … compiacente. Sono sopravvissuto senza effetti collaterali salvo quando la “compiacenza” arrivava da persone amiche. Ho vissuto quei momenti come uno scarto di aggressività.

Ad ogni buon conto, al netto di questi episodi, il mio ottimismo è quasi sempre stato incrollabile. Almeno fino a mercoledì. Mercoledì 2 novembre conosciuta come la giornata della commemorazione di tutti i fedeli defunti, comunemente detto, anche, giorno dei morti; ricorrenza della Chiesa latina celebrata il 2 novembre di ogni anno, il giorno successivo alla solennità di Tutti i Santi.

Per me giornata di lavoro piuttosto pesante. Di ritorno da Udine verso ho sintonizzo la radio sul canale di RADIO3 per ascoltare la trasmissione Fahrenheit dove si celebrava una conversazione tra Loredana Lipperini (conduttrice) Davide Sisto giovane filosofo che si occupa di tanatologia ed Enzo Bianchi ex priore della comunità di Bose. Il tema, tra quelli più delicati: la morte e la sua commemorazione. Davide Sisto ne raccoglie le nuove forme e riti di commemorazione, sepoltura, ricordo mentre Enzo Bianchi ne contesta la validità sostenendo che si tratta di nuove forme di rimozione della morte. Chiunque fosse interessato all’argomento (molto interessante) è sufficiente che scarichi il podcast da radioplaysound; questo il link: https://www.raiplaysound.it/audio/2022/11/Fahrenheit-del-02112022-908a3749-9efb-47ee-b609-ed47777fe1d0.html.

Le riflessioni emerse dal dibattito sollecitano alcune istanze dentro di me. Tra queste, sorge l’esigenza di fare una visita a mio padre che riposa al cimitero da oltre 30 anni. Una visita che non faccio spesso. Arrivo al cimitero del mio paese natale alle 17.15 e lo trovo chiuso. Non ci voglio credere. Si tratta del giorno della commemorazione dei morti ed il cimitero alle 17.15 è chiuso? Tra me e me comincio a riflettere anche con qualche accento ironico: faranno orario d’ufficio penso … . E già… Dio ci ha insegnato di commemorare i defunti ma non ci ha fornito l’orario; poi, però, a questa grave lacuna hanno posto rimedio i Suoi vicari in terra, introducendo un orario: soltanto dalle 9.00 alle 17.00.

Anche i Comandamenti ci sono pervenuti incompleti; il terzo, infatti: “ricordati di santificare le feste” ci è pervenuto monco degli orari; mentre, il quarto: “onora il padre e la madre” il nostro Signore si è dimenticato di precisare: “onora il padre e la madre, quando il cimitero è aperto”.  Vi prego di non ricordarmi che il padre e la madre si onorano da vivi (anche)!

Sono sconcertato, anzi, arrabbiato. Coloro che pensano di essere i detentori della morale, anche solo della morale cattolica, si inchinano alle regole della società dei consumi dettando imposizioni che costringono ogni uomo ad essere “uguale” ad ogni altro uomo esattamente come nel mondo della produzione industriale; persino nell’esprimere il sentimento più profondo: quello del ricordo del caro estinto. Il mondo del sacro non potrà mai essere incardinato in regole; semmai in riti, ma certamente non in regole. La commemorazione dei defunti non può passare attraverso l’apertura e la chiusura di un cancello del cimitero. Il cimitero non è una “proprietà” riconducibile a qualcuno. E’ il luogo più alto dell’espressione del sacro: ci impone di andare a patti con la morte attraverso il ricordo. Questo non può avvenire esclusivamente tra le 9.00 e le 17.00.

Chiunque abbia accettato questa regola ha tradito l’incarico ricevuto: il presbitero. Chiunque abbia imposto questa regola ha tradito il mandato ricevuto: l’amministratore comunale.

Durante l’ordinazione sacerdotale c’è un momento in cui il Vescovo interroga il presbitero e gli pone cinque domande che riguardano rispettivamente la volontà del futuro sacerdote di:

  1. cooperare in assoluta fedeltà con l’Ordine dei Vescovi, nel servizio del popolo di Dio e sotto la guida dello Spirito Santo;
  2. assumere il ministero della Parola per insegnarla;
  3. celebrare i misteri di Cristo, in particolare l’Eucaristia;
  4. impegnarsi nella preghiera;
  5. accettare il proprio ruolo di vittima offerta al Padre per la salvezza degli uomini, proprio come Gesù.

A tutte queste domande il futuro sacerdote risponde: SI! Ma non risponde SI … dalle 9.00 alle 17.00.

Certamente le autorità ecclesiastiche e laiche, entrambe competenti sulla necropoli, avranno ragioni da proporre alle mie istanze. Tuttavia, qualunque luogo di culto ed in particolare “quel” luogo di culto, non può servire Dio e mammona. Ripristinare la tradizione non significa essere contrari al nuovo; entrambi possono convivere insieme, come settimanalmente mi ricorda un amico.  Possibile che nessuno abbia un moto di rabbia? O anche la rabbia può manifestarsi solo dalle 9.00 alle 17.00?

Un saluto.

Zavoratti