Buongiorno a tutti,
strano popolo quello italiano: strano, fino ad un certo punto però. Lo evidenzia il 55° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese che fotografa una Società in forte degrado socio-culturale.
Accanto ad una maggioranza ragionevole e saggia si affianca e cresce continuamente una violenta onda di irrazionalità. Ricordo il titolo del tema di maturità: “il sonno della ragione genera mostri”; erano gli anni 70; non era difficile svolgere quel tema. Oggi, lo è ancora di meno. Si scappa dalla ragione e ci si rifugia in un pensiero magico, quasi sciamanico con la speranza che possa decifrare una realtà complessa e temuta come pericolosa. Ecco alcuni dati che rilevo direttamente dal comunicato stampa del CENSIS:
Per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni di persone) il Covid semplicemente non esiste. Per il 10,9% il vaccino è inutile e inefficace. Per il 31,4% è un farmaco sperimentale e le persone che si vaccinano fanno da cavie. Per il 12,7% la scienza produce più danni che benefici. Si osserva una irragionevole disponibilità a credere a superstizioni premoderne, pregiudizi antiscientifici, teorie infondate e speculazioni complottiste. Dalle tecno-fobie: il 19,9% degli italiani considera il 5G uno strumento molto sofisticato per controllare le menti delle persone. Al negazionismo storico-scientifico: il 5,8% è sicuro che la Terra sia piatta e il 10% è convinto che l’uomo non sia mai sbarcato sulla Luna. La teoria cospirazionista del «gran rimpiazzamento» ha contagiato il 39,9% degli italiani, certi del pericolo della sostituzione etnica: identità e cultura nazionali spariranno a causa dell’arrivo degli immigrati, portatori di una demografia dinamica rispetto agli italiani che non fanno più figli, e tutto ciò accade per interesse e volontà di presunte opache élite globaliste.
A questi dati aggiungiamo quelli sull’analfabetismo funzionale. Secondo l’indagine “ALL” dell’Invalsi di alcuni fa, il 46,1% degli italiani si trova in condizione di “illetteralismo”, non riesce cioè a superare il livello base di comprensione di un brano di prosa: oltre 33 milioni di persone. Se la definizione restrittiva può andar bene per migliorare le statistiche, economisti e linguisti sono tuttavia concordi nel sostenere che in una società complessa non si può considerare alfabetizzato chi magari riesce a leggere un testo o a mettere la firma su un modulo ma non è in grado di fare proprie le informazioni che gli vengono sottoposte.
Tullio De Mauro, linguista ed ex ministro dell’Istruzione denunciava anni fa che soltanto il 20,2% della popolazione italiana possiede le competenze minime di lettura, scrittura e calcolo indispensabili per muoversi in una società complessa: riescono cioè a leggere un grafico, controllare un estratto conto in banca, leggere un giornale, un avviso o un’istruzione, sanno chi è l’Autorità per la privacy e così via.
Ancora più interessanti le osservazioni di Ignazio Visco, l’attuale governatore di Via Nazionale. Quando era ancora “solo” vicedirettore generale di Bankitalia, spiegava così il legame tra istruzione e crescita: «Il capitale umano accresce il prodotto pro capite sia direttamente sia permettendo l’adozione di metodi di produzione più efficienti. Un aumento del capitale umano pari a un anno di istruzione in più per la media dei lavoratori comporta un aumento del prodotto pro capite del 5%».
Dovremmo cercare di ricordare le osservazioni di Visco a tutti coloro che, in questo periodo, cercano di combattere le trasformazioni in atto anziché cercare di comprenderle.
Speriamo bene…
Un saluto.
Zavoratti
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