Buongiorno a tutti.

Buona fine e buon principio.  Lo sentivo dire da bambino quando, il giorno 31, incontravamo vicini e parenti. Questa era la locuzione corrente che ci faceva sentire parte di una comunità.  I tempi sono diversi. Auguro di trascorrere un fine d’anno, seppure in modo dimesso, ma comunque sereno. Mai come in questo periodo il richiamo alla serenità risulta persino indispensabile; fondamentale oserei dire.

Secondo il mio modestissimo parere, la pandemia ha segnato il punto più basso della frattura che la nostra società ha maturato in meno di cinquant’anni, colpendo praticamente tutti: qualunque ceto sociale e grado di cultura. Ora, la frattura è scomposta!

La zia di un amico, per quasi quarant’anni infermiera professionale ora in pensione, ha profetato che, trascorsi 18 mesi, tutti coloro che si sono sottoposti al ciclo completo della vaccinazione, moriranno. La medesima pizia, ha pronosticato un “reset” entro il 2030 a cura di una non meglio precisata armata; non si capisce cosa ci sia da resettare dal momento che moriremo praticamente tutti, fatta eccezione per i fortunati non vaccinati. Per tutta la vita questa signora è stata una professionista rigorosa che non aveva mai dato segni di scompenso alcuno e nemmeno di eccentricità.

La frattura nella società risulta composta da almeno tre macro aree:

la prima, piuttosto consistente, composta da no-vax, affiancata da qualunque altro tipo di no-qualcosa… non hanno avuto la forza di prendere consapevolezza dell’incertezza del momento ed hanno canalizzato la paura sfogandola in rabbia; con questi, qualunque confronto risulterebbe del tutto inutile se non addirittura controproducente, aumentando il loro grado di rabbia.

La seconda è un’area, fortunatamente più contenuta numericamente, ma di gran lunga più pericolosa e dannosa della prima. Sono gli intellettuali che non hanno, purtroppo, fatto tesoro della grande lezione di Umberto Eco (il primo dovere degli intellettuali: stare zitti quando non servono a nulla! quanto ci manca) e che sentono il dovere di regalare le loro opinioni su qualunque cosa, pandemia compresa pur non sapendo assolutamente nulla (salvo rarissime eccezioni: giornalisti medici, scienziati divulgatori, etc.).  Ciò che sorprende di più, non è l’aver dimostrato che il virus della stupidità ha colpito anche queste persone, quanto il fatto che il luogo dove ritengono di dare sfogo e sfoggio della loro stupidità, sia solamente la TV ed in qualche caso la Radio.

Nella terza area, ci stiamo (almeno per il momento) tutti noi. Noi che abbiamo accettato di non conoscere le ragioni per cui qualcuno ha avuto l’interesse di inocularci il 5G (quanto confusione: Il virus, da solo, non bastava; l’attenzione è rivolta adesso alle antenne 5G, “colpevoli” di aiutare la diffusione della pandemia nella migliore delle ipotesi; che ci sia stato inoculato, nella peggiore!); noi che abbiamo accettato i vaccini, il lockdown, il green pass, il coprifuoco, le mascherine di tutti i tipi comprese quelle che non servivano a nulla; noi che per mesi ci siamo fatti il solo giro del palazzo pur di fare movimento; noi che abbiamo riadattato la nostra casa (per taluni, non più di 60 mq.) a luogo di lavoro e di scuola per i figli, pagando luce e connessione internet per le nostre aziende e per la scuola; noi che abbiamo accettato di non curare nemmeno le patologie più gravi: quelle oncologiche, cardiache, e chissà quali altre, pur di non intasare gli ospedali che dovevano essere riservati agli ammalati COVID; noi che abbiamo accettato di non saper affrontare il disagio degli adolescenti che hanno preferito, in moltissimi casi, misurarsi da soli con l’enorme crisi che stavano vivendo; le conseguenze numeriche, sociali e sanitarie di questa crisi sono sotto gli occhi di tutti; noi che abbiamo accettato di mettere in naftalina i nostri rapporti sociali; di sospendere quasi ogni forma di intimità, frutto anche di anni ed anni di liberazione dalle redini di certo moralismo non solo di tipo confessionale.

Ho di certo dimenticato qualcosa nella lista della spesa, ma penso sia sufficiente per provare a tirare qualche conclusione senza avere la pretesa che possa essere ne definitiva e nemmeno realistica: solamente una ipotesi su cui lavorare e riflettere.

Prima o poi questa tragedia avrà fine e dopo un breve periodo di euforia, dovremo cercare di rinsaldare la frattura tra queste tre fette della società. Ci riusciremo?  Temo proprio di no.

Ma veramente avremo voglia di riprendere i rapporti con la zia che ci augurava la morte? Andremo ancora a cena con chi ci ha creato una montagna di problemi perché non ha voluto sottoporsi ai vaccini, al green pass, ai tamponi?  Potremo ancora essere amici di chi ci ha impedito di curarci?

Ma anche a voler trascurare un naturalissimo senso di rabbia che legittimamente sorgerà nei confronti di chi ha impedito che la società si “potesse saldare” difronte al nemico comune, il “COVID19”, siamo veramente convinti che riusciremo a guardarci l’un l’altro, senza provare un senso di fastidio o diffidenza? Senza un minimo senso di sana rivalsa?

Se, come temo, passata la bufera, pur di riprendere possesso della nostra vita, faremo finta di nulla, allora la frattura non avrà alcuna possibilità di rinsaldarsi. Anzi. Se invece approfitteremo dell’occasione per osservare con attenzione ciò che è accaduto e come abbiamo reagito e vissuto questo periodo, allora potremo, tutti insieme, provare a rinsaldare ciò che ora sembra irrimediabilmente rotto.

Buona fine e buon principio.

Zavoratti