Buongiorno a tutti,

ieri ho avuto modo di riferire quanto accaduto in Canada (nel 2019 ma portato a conoscenza solamente ora), ad opera di un movimento che rimanda alla “cancel cuture”; movimento che, almeno in apparenza, pochi, pochissimi, stanno prendendo in considerazione sia in Italia che altrove.

Terminata la scrittura dell’articolo, per quei strani casi che la vita offre, mi sono imbattuto in alcuni scritti di ELIO VITTORINI ed in particolare, uno di essi, a commento delle ragioni della sua rottura con i comunisti italiani all’indomani della seconda guerra mondiale. Leggendo il materiale documentale sull’argomento, uno di essi rimandava all’editoriale del primo numero della rivista IL POLITECNICO diretta, appunto, dallo stesso Vittorini che in data 29 settembre 1945 (a fascismo combattuto e guerra terminata) poneva un quesito che sento il dovere di riportare.  Il paragone potrebbe sembrare azzardato perché Vittorini pone il quesito a mente dei crimini commessi dal fascismo (o, fascismi) durante la guerra. Oggi, ancora, crimini di quella natura non sono stati commessi.  Ma occorre ricordare che “quei” crimini non sono avvenuti improvvisamente bensì sono stati la conseguenza di una serie di azioni e comportamenti che nessuno aveva adeguatamente ed opportunamente analizzato ma che erano stati espressi ed agiti nei decenni precedenti e la cui analisi sarebbe stata disponibile oltre che doverosa; ed allora, ecco cosa disse Elio Vittorini:

«Per un pezzo sarà difficile dire se qualcuno o qualcosa abbia vinto in questa guerra. Ma certo vi è tanto che ha perduto, e che si vede come abbia perduto. I morti, se li contiamo, sono più di bambini che di soldati; le macerie sono di città che avevano venticinque secoli di vita; di case e di biblioteche, di monumenti, di cattedrali, di tutte le forme per le quali è passato il progresso civile dell’uomo; e i campi su cui si è sparso più sangue si chiamano Mauthausen, Majdanek, Buchenwald, Dachau. Di chi è la sconfitta più grave in tutto questo che è accaduto? Vi era bene qualcosa che, attraverso i secoli, ci aveva insegnato a considerare sacra l’esistenza dei bambini. (…) E se ora milioni di bambini sono stati uccisi, se tanto che era sacro è stato lo stesso colpito e distrutto, la sconfitta è anzitutto di questa «cosa» che c’insegnava la inviolabilità loro. Non è anzitutto di questa «cosa» che c’insegnava l’inviolabilità loro? Questa «cosa», voglio subito dirlo, non è altro che la cultura: lei che è stata pensiero greco, ellenismo, romanesimo, cristianesimo latino, cristianesimo medioevale, umanesimo, riforma, illuminismo, liberalismo, ecc., e che oggi fa massa intorno ai nomi di Thomas Mann e Benedetto Croce … Valéry, Gide e Berdiaev. Non vi è delitto commesso dal fascismo che questa cultura non avesse insegnato ad esecrare già da tempo. E se il fascismo ha avuto modo di commettere tutti i delitti che questa cultura aveva insegnato ad esecrare già da tempo, non dobbiamo chiedere proprio a questa cultura come e perché il fascismo ha potuto commetterli?»

Sono impressionato dalla lucidità del quesito che ha, anche, il sapore del monito per le generazioni future. Ma sono ancora di più impressionato dal fatto che il medesimo quesito potrebbe essere posto oggi nei confronti di quel bieco populismo espresso sia in modo dialogico che nei fatti da una quantità sempre maggiore di persone; persone che spesso parlano a titolo individuale ma, sempre di più, anche a nome di un partito o di un movimento.

Troppo azzardata l’associazione? Forse; eppure proviamo a pensarci. Quanti sono, ormai, i fatti che dovrebbero essere valutati con estrema attenzione e che potrebbero essere l’anticamera di derive aggressive se non addirittura violente? Non dovremmo, forse, proprio ricordando il monito di Elio Vittorini, stare un po’ più attenti ai fatti che stanno accadendo? Non dovremmo almeno prendere coscienza? Non dovremmo forse avere la consapevolezza che occorre elaborare tutti i contraccettivi a disposizione per combattere derive simili; derive che non si manifestano mai all’improvviso o con atti e fatti eclatanti ma sempre e solamente come la somma di atti e fatti frutto dell’innalzamento impercettibile dell’asticella della “sopportazione”.  Ogni giorno qualcuno prova ad alzare un po’ di più l’asticella con provocazioni sempre maggiori: prima i negri; poi i musulmani; poi le ong; poi gli omosessuali (una volta erano i “terroni” e i “comunisti”)

Che altro dobbiamo attendere per accendere la lampadina della capacità di analisi e cominciare a chiederci cosa sta accadendo? Ma soprattutto, chi lo dovrebbe fare?

Se qualcuno dei lettori ha qualche idea, è ben accetta ….

Un saluto.

Zavoratti