Buongiorno a tutti,

Sono 72 i referendum nazionali che si sono svolti nella storia della Repubblica Italiana, di cui uno istituzionale (il primo), 67 referendum abrogativi, uno consultivo e tre costituzionali.

Di seguito trovate anche la tabella con tutti i referendum ad oggi svolti, ed i relativi risultati. Credo si tratti di un documento utile. Ma utile a cosa? Utile, ad esempio, per provare a rispondere a qualche quesito del tipo?

  • Quanti sono stati i referendum che hanno ottenuto il quorum?
  • Quanti sono stati i referendum che non hanno raggiunto il quorum?
  • Tutti conoscono i meccanismi di voto dei referendum? Diversi, tra referendum istituzionale, abrogativo, consultivo e costituzionale?

Una prima tornata di domande il cui esito non è così scontato. Eppure, il 12 giugno andranno a votare o, comunque, avranno il diritto di votare 46.415.806 (dati 2020) compresi oltre 4.000.000 di residenti all’estero. Oltre 60.000 sono le sezioni che dovranno essere istituite.

Ed ora proviamo, invece, a porci le domande più significative; quelle vere; quelle, le cui risposte ci diranno se siamo convinti delle nostre scelte, qualunque esse siano: SI, NO, SCHEDA BIANCA, NON RITIRO DELLA SCHEDA, NON ANDARE A VOTARE. Spero di non averne dimenticata qualcuna.

Per cosa andiamo a votare? Quanti sono i referendum? Quali sono i quesiti? Quali sono i temi affrontati? Quali sono le posizioni dei singoli partiti?   Ho già mal di testa.

Proviamo ad analizzare il contenuto di ciascuna scheda elettorale con l’avvertenza che la lettura dei quesiti delle schede, potrebbe comportare almeno una decina di minuti (per qualcuno anche mezz’ora):

Referendum n. 1 – scheda di colore ROSSO

Abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi.

 Volete voi che sia abrogato il decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235 (Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a norma dell’articolo 1, comma 63, della legge 6 novembre 2012, n. 190)?

Referendum n. 2 – scheda di colore ARANCIO

Limitazione delle misure cautelari: abrogazione dell’ultimo inciso dell’art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale.

 Volete voi che sia abrogato il decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 447 (Approvazione del codice di procedura penale) risultante dalle modificazioni e integrazioni successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art. 274, comma 1, lettera c), limitatamente alle parole: “o della stessa specie di quello per cui si procede. Se il pericolo riguarda la commissione di delitti della stessa specie di quello per cui si procede, le misure di custodia cautelare sono disposte soltanto se trattasi di delitti per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni ovvero, in caso di custodia cautelare in carcere, di delitti per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni nonché per il delitto di finanziamento illecito dei partiti di cui all’art. 7 della legge 2 maggio 1974, n. 195 e successive modificazioni.”?

Referendum n. 3 – scheda di colore GIALLO

Separazione delle funzioni dei magistrati. Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati.

 Volete voi che siano abrogati: l’“Ordinamento giudiziario” approvato con regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, risultante dalle modificazioni e integrazioni ad esso successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art. 192, comma 6, limitatamente alle parole: “, salvo che per tale passaggio esista il parere favorevole del Consiglio superiore della magistratura”; la legge 4 gennaio 1963, n. 1 (Disposizioni per l’aumento degli organici della Magistratura e per le promozioni), nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad essa successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art. 18, comma 3: “La Commissione di scrutinio dichiara, per ciascun magistrato scrutinato, se è idoneo a funzioni direttive, se è idoneo alle funzioni giudicanti o alle requirenti o ad entrambe, ovvero alle une a preferenza delle altre”; il decreto legislativo 30 gennaio 2006, n. 26, recante «Istituzione della Scuola superiore della magistratura, nonché disposizioni in tema di tirocinio e formazione degli uditori giudiziari, aggiornamento professionale e formazione dei magistrati, a norma dell’art. 1, comma 1, lettera b), della legge 25 luglio 2005, n. 150», nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad esso successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art. 23, comma 1, limitatamente alle parole: “nonché per il passaggio dalla funzione giudicante a quella requirente e viceversa”; il decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160, recante “Nuova disciplina dell’accesso in magistratura, nonché in materia di progressione economica e di funzioni dei magistrati, a norma dell’art. 1, comma 1, lettera a), della legge 25 luglio 2005, n. 150”, nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad esso successivamente apportate, in particolare dall’art. 2, comma 4 della legge 30 luglio 2007, n. 111 e dall’art. 3-bis, comma 4, lettera b) del decreto-legge 29 dicembre 2009, n. 193, convertito, con modificazioni, in legge 22 febbraio 2010, n. 24, limitatamente alle seguenti parti: art. 11, comma 2, limitatamente alle parole: “riferita a periodi in cui il magistrato ha svolto funzioni giudicanti o requirenti”; art. 13, riguardo alla rubrica del medesimo, limitatamente alle parole: “e passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa”; art. 13, comma 1, limitatamente alle parole: “il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti,”; art. 13, comma 3: “3. Il passaggio da funzioni giudicanti a funzioni requirenti, e viceversa, non è consentito all’interno dello stesso distretto, né all’interno di altri distretti della stessa regione, né con riferimento al capoluogo del distretto di corte di appello determinato ai sensi dell’art. 11 del codice di procedura penale in relazione al distretto nel quale il magistrato presta servizio all’atto del mutamento di funzioni. Il passaggio di cui al presente comma può essere richiesto dall’interessato, per non più di quattro volte nell’arco dell’intera carriera, dopo aver svolto almeno cinque anni di servizio continuativo nella funzione esercitata ed è disposto a seguito di procedura concorsuale, previa partecipazione ad un corso di qualificazione professionale, e subordinatamente ad un giudizio di idoneità allo svolgimento delle diverse funzioni, espresso dal Consiglio superiore della magistratura previo parere del consiglio giudiziario. Per tale giudizio di idoneità il consiglio giudiziario deve acquisire le osservazioni del presidente della corte di appello o del procuratore generale presso la medesima corte a seconda che il magistrato eserciti funzioni giudicanti o requirenti. Il presidente della corte di appello o il procuratore generale presso la stessa corte, oltre agli elementi forniti dal capo dell’ufficio, possono acquisire anche le osservazioni del presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati e devono indicare gli elementi di fatto sulla base dei quali hanno espresso la valutazione di idoneità. Per il passaggio dalle funzioni giudicanti di legittimità alle funzioni requirenti di legittimità, e viceversa, le disposizioni del secondo e terzo periodo si applicano sostituendo al consiglio giudiziario il Consiglio direttivo della Corte di cassazione, nonché sostituendo al presidente della corte d’appello e al procuratore generale presso la medesima, rispettivamente, il primo presidente della Corte di cassazione e il procuratore generale presso la medesima.”; art. 13, comma 4: “4. Ferme restando tutte le procedure previste dal comma 3, il solo divieto di passaggio da funzioni giudicanti a funzioni requirenti, e viceversa, all’interno dello stesso distretto, all’interno di altri distretti della stessa regione e con riferimento al capoluogo del distretto di corte d’appello determinato ai sensi dell’art. 11 del codice di procedura penale in relazione al distretto nel quale il magistrato presta servizio all’atto del mutamento di funzioni, non si applica nel caso in cui il magistrato che chiede il passaggio a funzioni requirenti abbia svolto negli ultimi cinque anni funzioni esclusivamente civili o del lavoro ovvero nel caso in cui il magistrato chieda il passaggio da funzioni requirenti a funzioni giudicanti civili o del lavoro in un ufficio giudiziario diviso in sezioni, ove vi siano posti vacanti, in una sezione che tratti esclusivamente affari civili o del lavoro. Nel primo caso il magistrato non può essere destinato, neppure in qualità di sostituto, a funzioni di natura civile o miste prima del successivo trasferimento o mutamento di funzioni. Nel secondo caso il magistrato non può essere destinato, neppure in qualità di sostituto, a funzioni di natura penale o miste prima del successivo trasferimento o mutamento di funzioni. In tutti i predetti casi il tramutamento di funzioni può realizzarsi soltanto in un diverso circondario ed in una diversa provincia rispetto a quelli di provenienza. Il tramutamento di secondo grado può avvenire soltanto in un diverso distretto rispetto a quello di provenienza. La destinazione alle funzioni giudicanti civili o del lavoro del magistrato che abbia esercitato funzioni requirenti deve essere espressamente indicata nella vacanza pubblicata dal Consiglio superiore della magistratura e nel relativo provvedimento di trasferimento.”; art. 13, comma 5: “5. Per il passaggio da funzioni giudicanti a funzioni requirenti, e viceversa, l’anzianità di servizio è valutata unitamente alle attitudini specifiche desunte dalle valutazioni di professionalità periodiche.”; art. 13, comma 6: “6. Le limitazioni di cui al comma 3 non operano per il conferimento delle funzioni di legittimità di cui all’art. 10, commi 15 e 16, nonché, limitatamente a quelle relative alla sede di destinazione, anche per le funzioni di legittimità di cui ai commi 6 e 14 dello stesso art. 10, che comportino il mutamento da giudicante a requirente e viceversa.”; il decreto-legge 29 dicembre 2009, n. 193, convertito, con modificazioni, in legge 22 febbraio 2010, n. 24 (Interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario), nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad essa successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art. 3, comma 1, limitatamente alle parole: “Il trasferimento d’ufficio dei magistrati di cui al primo periodo del presente comma può essere disposto anche in deroga al divieto di passaggio da funzioni giudicanti a funzioni requirenti e viceversa, previsto dall’art. 13, commi 3 e 4, del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160.”?

Referendum n. 4 – scheda di colore GRIGIO

Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte.

 Volete voi che sia abrogato il decreto legislativo 27 gennaio 2006, n. 25, recante «Istituzione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e nuova disciplina dei consigli giudiziari, a norma dell’art. 1, comma 1, lettera c) della legge 25 luglio 2005, n. 150», risultante dalle modificazioni e integrazioni successivamente apportate, limitatamente alle seguenti parti: art. 8, comma 1, limitatamente alle parole “esclusivamente” e “relative all’esercizio delle competenze di cui all’art. 7, comma 1, lettera a)”; art. 16, comma 1, limitatamente alle parole: “esclusivamente” e “relative all’esercizio delle competenze di cui all’art. 15, comma 1, lettere a), d) ed e)”?

Referendum n. 5 – scheda di colore VERDE

Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura.

Volete voi che sia abrogata la legge 24 marzo 1958, n. 195 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio superiore della magistratura), nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad esso successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art. 25, comma 3, limitatamente alle parole “unitamente ad una lista di magistrati presentatori non inferiore a venticinque e non superiore a cinquanta. I magistrati presentatori non possono presentare più di una candidatura in ciascuno dei collegi di cui al comma 2 dell’art. 23, né possono candidarsi a loro volta”?

 

Bene, ora sappiamo tutto. Conosciamo i quesiti per titoli e anche nei contenuti. Dovremmo avere le idee sufficientemente chiare per fare la scelta migliore secondo scienza e coscienza. Sul significato di scienza non è il caso di soffermarsi; sul termine “coscienza”, invece, è opportuno che non ci siano dubbi.  Riporto dal Vocabolario illustrato della lingua italiana di Devoto-Oli nell’edizione del 1985:

“La facoltà immediata di avvertire, comprendere, valutare i fatti che si verificano nella sfera dell’esperienza individuale o si prospettano in un futuro più o meno vicino; Impegno, senso di responsabilità, serietà, probità, rettitudine, umanità”.

Se questo è il significato del termine “coscienza” allora è meglio che domenica rimanga a casa Forse le cose si complicano: come faccio a scegliere secondo scienza e coscienza se nessuno, e sottolineo nessuno, (le eccezioni si contano sulle dita di una mano e qualche dito non serve) si è finora impegnato per chiarire contenuto e senso ultimo dell’azione referendaria?

Sono ragionevolmente certo che anche in questa occasione non si raggiungerà il quorum per responsabilità di tutti i partiti: quelli favorevoli e quelli contrari.

Aggiungiamoci pure che la maggioranza delle forze politiche e sociali spera proprio che il referendum non ottenga legittimazione. Nessun dibattito pubblico; nessun confronto tra forze politiche; I quotidiani affrontano il tema nelle pagine interne con articoli di pochissime righe e, comunque, senza alcun approfondimento (fatte salve, anche in questa circostanza, rarissime eccezioni).  Nessuna mobilitazione nemmeno da parte dei comitati promotori.

Ma allora, cosa andranno a votare oltre 46.000.000 di persone?

Abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi. La famosa legge Severino che il nostro Berlusconi ha ritenuto di sottoporre alla Corte europea dei diritti dell’uomo venendo tuttavia scornato.

A me piacerebbe conoscere le ragioni di chi intende abrogare questa legge, che ritiene incandidabilità al governo di comuni, regioni, e parlamento, persone condannate in via definitiva o imputate di gravi reati e con sentenze non ancora passate in giudicato? Perché non modificarla in parlamento?

Per tutti gli altri referendum, invece, che non rivestono alcun carattere etico (dove ogni cittadino avrebbe diritto di esprimersi), ma riguardano esclusivamente aspetti tecnici del funzionamento del nostro ordinamento giuridico, allora mi chiedo per quale motivo si debba esprimere un cittadino che non ha alcuna competenza in materia? In taluni casi ci sono voluti anni e intere legislature per varare alcune leggi. Anni di discussioni tra tecnici e giuristi o, comunque, tra persone elette per svolgere il compito di legiferare. E dopo tutto questo sforzo, tempo e danaro, si chiede al cittadino comune di decidere se quella legge deve rimanere o meno? Il tutto condito da una completa e totale negligenza da parte delle istituzioni che non si sono attivate per spiegare le ragioni per cui si chiede al popolo di intervenire e decidere. Non voglio scomodare il significato di democrazia … ma credo che nel minimo, in questo meccanismo, qualcosa non funzioni.

Ora, ciascuno di noi dovrebbe saper scegliere, non secondo scienza e nemmeno secondo coscienza. E allora sulla base di cosa sceglieremo?

Un saluto.

Zavoratti

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