Buongiorno,

si avvicina la data tanto attesa del 25 settembre; data che ci aspetta tutti alle urne per decidere le sorti della nostra Repubblica per i prossimi 5 anni. In realtà, chiunque venga scelto per governare, potrebbe condizionare il futuro non solo per i prossimi cinque anni, ma molti di più. E’ chiamato a mettere le basi per cambiamenti strutturali epocali: si pensi al “clima” e all’ “energia”. E’ vero che alcuni analisti non sono così ottimisti e pensano che torneremo a votare ben prima del 2027. Ad ogni buon conto, concentriamoci su questa tornata elettorale.

Ma andremo proprio tutti a votare? Nemmeno per idea. Secondo i dati pubblicati, pare che il 40 per cento dei votanti non abbia deciso: se andare a votare ed eventualmente chi votare.

Secondo i dati del Viminale alle elezioni politiche del 2018 hanno votato 33.923.321 su 46.505.350 pari ad una percentuale del 72,94 %. Oltre 12.582.000 persone si sono rifiutate di andare al voto.

Io credo che le ragioni per andare a votare, oggi, siano molte e molto più pressanti di quanto non fossero per tutte le elezioni precedenti; almeno per quelle degli ultimi 30 anni certamente. Provo a fornirne alcune:

  • Abbiamo un bisogno assoluto dei 220 mld di euro del PNRR e messi a disposizione dall’Europa; qualcuno sta pensando di rimettere in discussione il progetto complessivo; magari è convinto che sarà sufficiente una telefonata a Ursula von der Leyen per ritardarne l’avvio; dimenticando che i lavori contenuti nei progetti presentati, dovranno essere ultimati entro il 2026!
  • Siamo massacrati periodicamente da eventi calamitosi di tutti i tipi: ghiacciai che si staccano; siccità e alluvioni. Nei programmi elettorali si trova traccia di un piano nazionale per affrontare i temi legati a clima e territorio?
  • Sembra che il mondo politico abbia una repulsione quasi epidermica per il mondo della scienza; quel mondo che, basterebbe ricordare l’ultima pandemia, ci ha permesso di contenere le perdite in termini di vite umane nonostante le resistenze di molti politici. E’ mai possibile che il mondo della politica non si renda conto che, anziché avversare il mondo scientifico, si dovrebbe rendere stabile il loro supporto attraverso un tavolo permanente dove gli scienziati siedono a rotazione senza avere alcun compenso personale e dove lo Stato si impegna ad erogare al comparto scientifico l’ammontare complessivo dei loro compensi?

Cosa può fare un singolo individuo per risolvere l’enormità dei problemi che stiamo vivendo e che dal 26 settembre qualcuno dovrà affrontare?  Una sola cosa: andare a votare! Magari per quei soggetti o liste che, nei loro programmi, hanno fornito alcune indicazioni di come affrontare i temi che ho provato ad individuare nei tre punti precedenti.

Per rimanere sul tema del clima, ho trovato poche tracce nei programmi elettorali; ma qualcosa c’è! E, comunque, prima o poi, qualcuno dovrà prendere in esame seriamente il tema. A partire da dove?  Mi chiedo perché nessuno parli mai del PIANO NAZIONALE DI ADATTAMENTO CLIMATICO che giace in qualche cassetto del governo dal 2018. E imperfetto? Forse. Io non lo so.  Ma c’è e si dovrebbe partire da li, non foss’altro per gli sforzi messi in campo per la sua realizzazione e, peraltro, con fondi pubblici.  Il Piano è stato definito dalla Direzione Generale per il Clima e l’Energia del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con il supporto tecnico-specialistico del CMCC – Centro EuroMediterraneo sui Cambiamenti Climatici.

Chi volesse, lo trova allegato in calce.

Chi ha avuto la possibilità di trovarsi a Pordenone nell’ultimo fine settimana potrebbe avere avuto il piacere di incontrare Telmo Pievani (noto evoluzionista e ricercatore, oltre che divulgatore scientifico) in uno degli incontri di PORDENONELEGGE; alla sua lectio ha potuto toccare con mano, attraverso i dati e le analisi che ci ha presentato, che la responsabilità principale degli eventi naturali che si manifestano e delle conseguenze dannose, vanno rintracciate nell’immobilismo dell’uomo che non vuole praticare scelte politiche che potrebbero se non evitare, almeno ridurre le conseguenze di molti di questi eventi.

Resterà ancora inascoltato?   Dovremo provare a convincere, ciascuno con le proprie possibilità, quei 12.582.000 aventi diritto al voto che hanno rinunciato, temporaneamente, di esercitare il loro diritto/dovere di cambiare la realtà.

Un saluto.

Zavoratti

 

https://www.lucioberno.it/wp-content/uploads/2022/09/pnacc.pdf