Buongiorno a tutti,

Quali e cosa sono i criteri ESGESG, un acronimo di tre lettere che sta per Environmental, Social and Governance (ambiente, sociale e governance), un concetto che si è affermato come metro per valutare la sostenibilità delle imprese e, di conseguenza, degli investimenti.

Le tre lettere dell’acronimo ESG si riferiscono alle parole inglesi:

  • Environmental, che riguarda l’impatto su ambiente e territorio;
  • Social, che comprende invece tutte le iniziative con un impatto sociale;
  • Governance, che riguarda aspetti più interni all’azienda e alla sua amministrazione.

Apprendo da una Newsletter del quotidiano DOMANI a firma di Alessandro Penati (in calce il suo CV) che:

“Si stima che nel primo trimestre di quest’anno in Europa ben 120 miliardi di risparmio siano affluiti nei fondi di investimento gestiti con criteri Esg (environmental, social and governance), da noi comunemente chiamati “socialmente responsabili”, “verdi” o “etici”. La ricchezza finanziaria accumulata da queste entità è di quasi 2.400 miliardi e 17.000 negli Usa. Un fenomeno dunque che avrà un effetto duraturo sulla struttura dei mercati finanziari. E come ogni cambiamento, apre questioni irrisolte.”

Visto l’ammontare dei capitali investiti, forse è il caso di iniziare ad apprenderne qualcosa di più? Che ne dite? L’amico Andrea Bordignon potrebbe dire la sua sul tema; ma non è il solo.

Provo ad essere solamente un po’ diffidente ed a farmi un paio di domande:

  • Ma è possibile che dietro a questo acronimo ESG si nascondano solamente “buone intenzioni”?
  • I 2.400 miliardi di euro di ricchezza finanziaria accumulata da queste entità, che sono l’equivalente di 10 volte il PNRR riservato dall’Europa all’Italia, che a sua volta è pari a 10 leggi di stabilità della nostra nazione, è possibile che non abbia effetti collaterali? E se questi effetti collaterali ci sono, chi li subisce?

Sempre secondo Alessandro Penati, un recente sondaggio rivolto a questi investitori, pare che il 50% di essi abbia risposto che si rivolgono a questo tipo di investimento con la speranza di guadagnare di più, mentre il rimanente 50% vorrebbe migliorare il mondo in cui vive.

Della materia non ne so assolutamente nulla di più. Ma la curiosità è immensa.  Direi di provare a leggere e seguire una persona come Alessandro Penati che, detto fra noi, ha anche le mani in pasta e conclude il suo interessante articolo con qualche avvertimento da tenere in considerazione.  Chi è curioso di conoscerne il contenuto non avrà che cercarlo sul web.

Un saluto.

Zavoratti

 

Alessandro PENATI

È fondatore della società di gestione del risparmio Quaestio Capital SGR. Ph.D in Economics dall’Università di Chicago, nel 1998 ha fondato Epsilon Associati SGR, una società di gestione specializzata in gestione quantitativa di portafogli azionari per investitori istituzionali. Ha inoltre lavorato come economista all’IMF e come consulente in varie istituzioni internazionali. È stato professore di Finanza all’Università Cattolica di Milano, alla Wharton School, alla University of Pennsylvania, all’Università Bocconi, all’Università di Padova e al Fame di Ginevra.