Buongiorno a tutti,
credo opportuno tornare sul tema SUPERBONUS 110%. Tutti ricordano quanto, il tema sia stato divisivo durante il passaggio alla Camera e Senato della legge di stabilità per l’anno 2022. Si rincorrevano voci a favore e contro ma mai, in nessun caso, è stato fornito ai cittadini un solo dato consuntivo che permettesse chiunque di avere una propria idea sul tema. Eppure, i dati erano a disposizione del Parlamento; la stessa Camera dei Deputati aveva commissionato a CRESME uno studio da utilizzare come base per arrivare ad una decisione; studio che è entrato nella disponibilità del Parlamento il 9 dicembre scorso come risulta dalla prima pagina dello stesso documento (che trovate allegato in calce) e datato novembre 2021.
Ricordiamo tutti le perplessità espresse del ministro Franco al rinnovo della norma per i “costi non indifferenti” dell’operazione. Altri giudizi analoghi sono stati espressi da colleghi di governo ma anche da parlamentari di diversi schieramenti. A che pro? Se, al contrario, la relazione CRESME-CAMERA ha dimostrato che il saldo della manovra è largamente positivo: quasi 4 miliardi di euro (se qualcuno non ha ancora dimestichezza con gli euro, ricordo che stiamo parlando di quasi 8.000 miliardi delle vecchie lire: ottomiliamiliardi!) qualcuno di Voi è in grado di ricordare qualche altra manovra del governo che abbia prodotto in così poco tempo un flusso di entrate di queste dimensioni ed attivato un circolo virtuoso dell’economia?
Non sono così inconsapevole da non riconoscere che l’operazione Superbonus 110% ha solleticato gli appetiti di imprenditori e professionisti disonesti: con l’applicazione di prezzi inaccettabili (solo perché paga Pantalone). Ma questo non può essere un deterrente per demolire il Superbonus 110%, anzi. Deve essere di stimolo e di sprone per chi ha il dovere di mettere in atto seri controlli a tutela dei cittadini e delle stesse imprese e professionisti seri!
Ma vengo al merito dello studio, le cui osservazioni sono state pubblicate dal sito on line di CASA&CLIMA.
Nel quadro degli investimenti attivati dagli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica nel 2021, il saldo per il sistema economico del Paese risulterebbe positivo per quasi 4 miliardi di euro”. È quanto stima un’anticipazione a stralcio di una parte del rapporto sull’impatto di incentivi in materia di rigenerazione edilizia ed urbana, richiesto dalla VIII Commissione della Camera al Servizio Studi, realizzato in collaborazione con il Cresme e che sarà presentato nel corso del mese di gennaio 2022.
“Molti degli interventi che precedentemente venivano svolti senza agevolazioni fiscali, con gli strumenti di cessione del credito e sconti in fattura, vengono assorbiti nell’ambito dei lavori incentivati”, si legge nell’anticipazione del rapporto. “Secondo le stime del Cresme gli investimenti complessivi in riqualificazione edilizia, sommando edilizia residenziale e non residenziale, nel 2021 arrivano a un ammontare di quasi 100 miliardi di euro (99,3): 30 miliardi in più rispetto al 2020 e 24 miliardi in più rispetto al 2019. I lavori di riqualificazione nella sola edilizia residenziale, stimati dal Cresme, ammonteranno a fine 2021 a 75 miliardi di euro (25 miliardi oltre il 2020 e 21 miliardi oltre il 2019). Di questi, 51.242 milioni di euro provengono dalla riqualificazione “incentivata”.
“La filiera del settore delle costruzioni, ed in particolare quella legata alla riqualificazione edilizia ed energetica e dei servizi di manutenzione, sta cambiando”, evidenzia il documento. “Stanno cambiando i pesi tra i diversi attori che già facevano parte di essa e si stanno aggiungendo nuovi soggetti. I prodromi di questa evoluzione della filiera delle costruzioni erano già presenti alcuni anni fa con l’offerta, da parte delle multiutilities nazionali e locali, di servizi alle famiglie. Le società che sostanzialmente vendevano energia (gas e luce) alle famiglie avevano iniziato a proporre la sostituzione e la manutenzione delle caldaie, la fornitura di lampade LED, l’installazione di impianti fotovoltaici, contratti di manutenzione per gli impianti. Fino al 2020 queste iniziative si erano ritagliate uno spazio nel mercato della riqualificazione e dei servizi agli edifici e alle famiglie ma non avevano raggiunto un livello di domanda aggregata rilevante. Il motivo principale è che non potevano e non possono competere a livello di prezzo con gli installatori tradizionali sia a causa dei maggiori costi fissi ma anche per il tradizionale metodo di regolare i conti per “vie informali” che da sempre lega famiglie e installatori di fiducia.
Gli incentivi alla riqualificazione ed in particolare quelli alla riqualificazione energetica avevano parzialmente ridotto il gap di prezzo ma non era sufficiente a spezzare completamente il legame di fiducia tra le famiglie e le imprese. Gli elementi che hanno cambiato le regole del gioco allargando il baricentro del mercato verso i grandi fornitori di servizi integrati all’edilizia sono stati la modifica della cessione del credito d’imposta e lo “sconto in fattura” – che hanno consentito a industrie, distributori, imprese, grandi operatori e istituti di credito di svolgere il ruolo di cessionari e che ha avuto effetti anche sui lavori di riqualificazione edilizia (50%) – e l’introduzione del Superbonus 110%.
Queste modifiche alla normativa, da un lato, hanno aperto la porta della finanziarizzazione degli interventi di riqualificazione edilizia ed energetica, dall’altro hanno introdotto un carico burocratico e di verifica e asseverazione nei confronti dei professionisti coinvolti negli interventi”, osserva l’anticipazione del rapporto. “L’ingresso sulla scena del settore finanziario ha dato vita ad ulteriori cambiamenti dovuti alla certezza che questo settore deve avere sulla esigibilità del credito. Entrano quindi in gioco le società di consulenza e gli uffici legali, le compagnie di assicurazione, società di progettazione impegnate per gli adempimenti documentali e per l’asseverazione dei vari passaggi necessari all’avvio dei lavori e all’incasso delle somme ad ogni stato di avanzamento dei lavori”.
Ora è necessario un lavoro di sintesi, sui dati forniti dal CRESME, così da essere di supporto e spinta a tutte le organizzazioni ed enti che possono intervenire ed incidere nell’operazione Superbonus 110%. Confido che la misura, semplificata e anche modificata, se necessario, entri tuttavia in forma strutturale nel nostro ordinamento.
Un saluto.
Zavoratti
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