Buongiorno a tutti,
non può mancare un pensiero a DANTE nel giorno della ricorrenza del suo battesimo.

L’ACCADEMIA DELLA CRUSCA per festeggiare i 700 anni dalla morte di sommo poeta, ha dato vita ad una iniziativa straordinaria: ha scelto di pubblicare sul proprio sito una “parola” al giorno tratta dalla Divina Commedia, fornendone un piccolo commento oltre che la quartina di riferimento. L’Accademia pubblicherà 365 schede dedicate alla sua opera: affacci essenziali sul lessico e sullo stile del poeta, con brevi note di accompagnamento. La parola di Dante fresca di giornata è un’occasione per ricordare, rileggere, ma anche scoprire e approfondire la grande eredità linguistica lasciata da Dante.

Non conosciamo il giorno esatto della nascita di Dante, tra maggio e giugno 1265, ma quello del suo battesimo sì, il 26 marzo 1266, e oggi ne ricorre l’anniversario. Lo si scopre proprio da uno dei suoi versi:

(Inferno XXIII, 94)

E io a loro: “I’ fui nato e cresciuto
sovra ‘l bel fiume d’Arno a la gran villa,
e son col corpo ch’i’ ho sempre avuto”. 

Ma per salutare come si deve questa iniziativa vorrei anch’io proporre alle persone vicine una parola tratta dall’opera di Dante: INFUTURARSI

Neologismo dantesco formato sull’aggettivo futuro, vale ‘prolungarsi nel futuro’ e ricorre nella profezia di Cacciaguida. L’allusione può essere alla vita terrena di Dante, oppure alla sua fama. Il verbo avrà delle riprese moderne in D’Annunzio, Montale e Pasolini. (tratto dal sito dell’Accademia)

Credo che nessun’altra parola più di questa possa avere oggi un significato di buon auspicio; tra le parole di Dante, infuturarsi, cioè prolungarsi nel futuro, spicca per la sua capacità di catturare un sentimento altrimenti ineffabile, impossibile da raccontare con altrettanta forza; di cosa abbiamo bisogno in questo momento, se non di aggrapparci ad una idea del futuro? Ma se lo invochiamo (il futuro) non riusciamo ad immaginarlo; se lo raccontiamo con Dante, diventa persino realizzabile. Nella Divina Commedia è Cacciaguida, il trisavolo di Dante, a dire nel XVII canto del Paradiso (vv. 98):

(Paradiso XVII, 98)

Non vo’ però ch’a’ tuoi vicini invidie,
poscia che s’infutura la tua vita
vie più là che ‘l punir di lor perfidie.
 

Un saluto.

Luc