Buongiorno a tutti,

Il 16 ottobre 1943 è una data importante per la comunità ebraica di Roma, ma anche per la città intera. Per gli ebrei romani è l’ultima tappa di un triste itinerario iniziato nel settembre del 1938 con la promulgazione delle leggi razziali. Tra queste due date esiste un profondo legame: per molti ebrei romani infatti le leggi razziali hanno rappresentato l’anticamera dei campi di sterminio nazisti. Il 1938 è un anno cruciale. La vita cambia in tutti i suoi aspetti, pubblici e privati. E’ una svolta che coinvolge tutti gli ebrei, dai bambini agli anziani, da chi nasce a chi muore. Dal 1938, infatti, “ufficialmente” gli ebrei non muoiono più in Italia: è vietata anche la pubblicazione dei necrologi sui giornali. Dal 1938 gli ebrei in Italia devono diventare “invisibili”. Tuttavia, come avrebbe mostrato il 16 ottobre, gli ebrei erano molto visibili, facilmente reperibili: erano registrati in una lista, quindi perfettamente identificabili, per separare il loro destino dal resto della popolazione romana.

Brano tratto dal volume “La resistenza silenziosa. Leggi razziali e occupazione nazista nella memoria degli ebrei di Roma” a cura di Marco Impagliazzo, Guerini e Associati, 1997. Marco Impagliazzo (Roma 1962), è professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Roma Tre Dipartimento di Scienze della Formazione, dall’aprile del 2018.

Ho voluto iniziare il racconto di oggi con il brano tratto dal libro di Marco Impagliazzo, perché mi sembrava il modo migliore per ricordare quella data così importante per la nostra (e non solo nostra) storia. Ma quella data, e ciò che in quel sabato è accaduto, ha lo scopo, almeno per me, di provare a ragionare su una domanda che ricorre: esiste il rischio fascismo?

Per concentrarmi su questa domanda, ho però la necessità di archiviare quella tragica data, prendendo a prestito il titolo del famoso libro di Anna Arendt, “la banalità del male”. In quel sabato 16 ottobre 1943, la banalità del male ha mostrato la sua faccia più “espressiva” (chiedo scusa per l’uso di questo aggettivo): la cura meticolosa con la quale i nazisti hanno, sotto la guida del maggiore Herbert Kappler, eseguito l’operazione; in breve tempo; pochi strepiti; uomini, donne, bambini, anziani, caricati sui camion e deportati.  1259 persone che contavano meno dei topi. Si dei topi.  Perché sono stati trattati esattamente come si usava catturare i topi nelle vecchie case contadine: si inseriva nella trappola un pezzo di formaggio (rigorosamente vecchio, puzzolente) che il malcapitato avrebbe dovuto rosicchiare per far scattare il gancio che teneva aperta la porticina; una volta mangiato il formaggio, la trappola scattava; e il topo veniva definitivamente intrappolato. Così è avvenuto per gli ebrei:  il comando nazista convoca il Presidente della comunità israelitica di Roma, Foà, e il presidente dell’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane, Dante Almansi; viene prospettata loro una via di uscita: portateci 50 kg di oro entro 36 ore e non verrete deportati. L’oro fu raccolto e la deportazione venne eseguita comunque.  Non si è forse trattato di una trappola per topi?

Ebbene, archiviato il 16 ottobre 1943 la domanda rimane: esiste il rischio fascismo? Ma non giriamoci attorno; qualcuno potrebbe evitare di affrontare il quesito concludendo che quel tipo di fascismo non potrà accadere mai più! Magra consolazione.  Il fascismo non è solamente quello.  Secondo Umberto Eco il fascismo possiede alcune caratteristiche costanti come, ad esempio, l’irrazionalismo.  Irrazionalismo in cui trova spazio il sospetto nei confronti della “cultura” e persino della “scienza”; basta ricordare le ragioni dei no-vax; irrazionalismo per l’ossessione nei confronti dei “complotti” che sorgono quotidianamente; irrazionalismo nei confronti dei “deboli”: donne, immigrati ed omosessuali.

E’ più probabile, invece, che queste reazioni siano il frutto della frustrazione individuale che ha bisogno di essere “scaricata” esattamente come ha bisogno di essere scaricata la pulsione sessuale che nell’atto, libera tutta la sua aggressività; nel nostro caso, la frustrazione, trova sbocco proprio nella rabbia che si è manifestata sabato scorso in piazza del popolo prima e presso la sede della CGIL dopo.

Il rischio fascismo esiste? Esiste! Ed è pronto a trovare sempre nuovo alimento nella indifferenza; nell’uso indiscriminato di parole; di espressioni; ma anche di silenzi; di uno vale uno;

Vorrei chiudere questi miei pensieri, citando Chimamanda Ngozie Aldichie che all’apertura del Salone di libro di Torino, in una intervista rilasciata a Loredana Lipperini per Fahrenheit, alla domanda “cosa possono servire i libri?” ha risposto: “… le persone che leggono di letteratura sono le persone che sanno distinguere il vero dal falso …”.

Mi auguro che possa essere un viatico per tutti.

Un saluto

Zavoratti