Buongiorno a tutti,

J.H.: “Piacere, Jane Hudson”

L.M.C.: “Ben arrivata; americana anche Lei?”

J.H.: “Sono di Akron nell’Ohio; piacere. Loro?”

L.M.C.: “Mi chiamo McCanny; Lloyd McCanny di Kankakee Illinois.”

….

J.H.: “non è stupendo?”

L.M.C.: “si non c’è male.”

J.H.: “come?! Non le piace Venezia Mr. McCanny?”

L.M.C.: “beh, è solo un luna park sull’acqua.”

J.H.: “visiteranno altre città?”

L.M.C.: “certo. La prossima è Florence. Interviene la moglie (obbligatorio conoscerla): Roma, Napoli, Capri; da li in Spagna; poi in Portogallo e da li a casa! Riprende MR. L.M.C.: andata in piroscafo e ritorno in aereo. Siamo andati in Irlanda e poi in Scozia (interviene nuovamente la moglie: dove gli uomini portano le sottane; lo dice con un certo imbarazzo) l’Inghilterra, London, (ancora l’adorabile moglie: la Regina) la Francia, Parigi, Belgio, Olanda, Germania, Austria, Salisburgo (e dintorni; aggiunge sempre l’adorabile moglie) Svizzera e ora, ecco, qui a Venezia.”

J.H.: “un bell’itinerario. Quant’è che siete in viaggio?”

L.M.C.: “siamo sbarcati alle 10.37 del 15 giugno (ndr: del 1955);”

J.H.: “e quando intendete ripartire?”

L.M.C.: (ndr: tutto gongolante di soddisfazione) “il 9 settembre!”

J.H.: (ndr: tra sorpresa, ironia e sarcasmo) “di quest’anno??”

Si tratta dell’esilarante dialogo in apertura del film “Tempo d’estate” di David Lean, tra Jane Hudson (una stratosferica Katharine Hepburn) ed una coppia di turisti americani di mezza età che avviene a bordo di un traghetto strapieno diretto dalla Stazione Ferroviaria all’Accademia.

David Lean un genio assoluto del cinema e chiunque non abbia visto questo film dovrebbe assolutamente porvi rimedio. Ecco la filmografia di David Lean tratta di wikipedia dove riconoscerete senz’altro moltissimi titoli:

Tutti da vedere. Buona parte da amare. Qualcuno da venerare. Come “Tempo d’estate”, appunto! In realtà si tratta di una storia che rasenta la banalità. Jane Hudson, (Katharine Hepburn) una segretaria che ha raggiunto la mezz’età, non avendo ancora trovato l’amore della propria vita, è pronta a passare il resto dei giorni in solitudine. Prima, però, la donna decide di utilizzare tutti i risparmi per una vacanza estiva nella romantica Venezia ed in particolare alla Pensione Fiorini. Qui incontra un elegante Renato De Rossi (un Rossano Brazzi che una volta tanto non sfigura) titolare di un negozio di antiquariato (che ho visitato anch’io) e fra i due scoppia la passione.  Motivi per vedere il film:

  • La Venezia degli anni 50 è un colpo al cuore tanto è bella!
  • Costumi anni 50
  • Arredi anni 50 in particolare la Pensione Fiorini
  • La musica (del maestro Cicognini) ti entra dentro e non ti mollerà mai più compresa la canzone che da il titolo al film cantata in duetto ma non so da chi (e questo mi rode).
  • L’interpretazione magistrale di K. Hepburn che venne nominata all’Oscar
  • La scenografia
  • La sceneggiatura (dialoghi assolutamente non banali: in particolare uno tra la Hepburn e Brazzi alla Pensione Fiorini dove volano stracci)
  • La regia che ebbe la nomination agli Oscar
  • Isa Miranda (attrice quasi misconosciuta ma bellissima e bravissima)

Mi pare che basti.   Un piccolo aneddoto: La Hepburn, per copione, deve cadere in un canale; lo fa splendidamente e senza controfigura. Purtroppo la caduta le provocherà una infezione ad un occhio dalla quale non guarirà mai più completamente.

In questo caso, il viaggio aveva uno scopo ben preciso, almeno per Jane Hudson, incontrare l’amore e quindi la propria vita. Per i coniugi MC, invece, il viaggio serviva a mettere tante bandierine quanti i luoghi visitati quale obiettivo ultimo di una vita piuttosto noiosa.

Basterebbe porsi la domanda a chi dei tre sia stato più utile quel viaggio? A Jane Hudson, durato un paio di settimane e che ha avuto la possibilità per la prima volta di aprire il proprio cuore o ai coniugi MC, durato poco meno di 3 mesi, sempre annoiati e stanchi?  A chi avrà dato più risposte quel viaggio? Chi sarà ritornato a casa cambiato?

Eppure, nemmeno questa domanda può esaurire l’analisi del viaggio e dei milioni di sensi che esso può assumere.  Forse nessun altro termine può risultare così ricco di significati quanto il “viaggio”. L’essere umano è sempre stato un grande viaggiatore. E’ avvenuto dalla notte dei tempi.  A quanto è dato conoscere, dal centro dell’Africa si è spostato in ogni altra parte del mondo alla ricerca di terre migliori, o solo per sfuggire alle minacce. E magari anche solo per curiosità e brama di sapere.

Dalla notte dei tempi, ai tempi moderni il bisogno di viaggiare ha assunto connotazioni affatto diverse. E quasi sempre queste connotazioni avevano l’obiettivo principale di apportare una crescita; un cambiamento. Purtroppo non sempre è stato così. Basterebbe pensare ai viaggi a cui sono stati costretti gli africani che venivano incatenati e costretti a trasferirsi su un altro continente. In quel caso non si trattò di una esperienza di coraggio, né una esperienza di crescita interiore. Tutt’altro.

Per rimanere su un terreno meno dolente, ricordiamo che ci sono viaggi che arricchiscono, viaggi che salvano, viaggi che aprono a nuove esperienze, viaggi che formano, viaggi che potenziano, viaggi che aprono alle migliori intenzioni, viaggi fantastici (si pensi al viaggio di Dante nell’Ade) che ha inaugurato il “viaggio interiore”. Ci sarebbe la psicoanalisi senza la Divina Commedia? Forse …

E prima di Dante, c’è stato Omero che ha fatto viaggiare Ulisse, Giasone, Medea e migliaia di altri personaggi..

Più tardi sono venuti Mozart con i suoi due viaggi in Italia che hanno contributo a farlo diventare quel genio assoluto che è stato.

Sappiano tutti quale sia stato l’esito del viaggio in Italia compiuto da Goethe. Il viaggio gli consentì di compiere «il passaggio definitivo da una visione soggettivistica e passionale a una visione oggettiva e serena della realtà». Lo stesso Goethe ebbe a scrivere: «Lo scopo di questo mio magnifico viaggio non è quello d’illudermi, bensì di conoscere me stesso nel rapporto con gli oggetti.».

Quindi ora si può concludere che da un viaggio si torna cambiati? Se è così, esso assolve al moderno compimento del processo educativo di ciascuno. Ne siamo proprio certi?   Io penso di si! Anche in questo caso c’è un esempio da richiamare estremamente rappresentativo del viaggio fantastico, e tra i più rappresentativi della storia della letteratura: il viaggio di Astolfo sulla luna tratto dal poema cavalleresco Orlando Furioso di Ariosto. Ma che ci va a fare sulla luna Astolfo?

Astolfo deve salire sulla luna per recuperare il senno perso da Orlando per amore; nel viaggio, viene accompagnato nientemeno che da San Giovanni. E perché proprio sulla luna? Perché è lì che si trovano tutte le cose perse dagli uomini sulla Terra, sia materiali che morali.

E perché con San Giovanni? Perchè San Giovanni ha la funzione di aiutarlo a comprendere ciò che Astolfo, da solo, non sarebbe in grado di fare! (mi pare di notare qualche assonanza; ma forse mi sbaglio!)

E Astolfo cosa trova sulla luna? trova le lacrime e i sospiri d’amore, l’ozio, il tempo perso nel gioco, i desideri irrealizzati, i doni fatti con speranza di ricompensa, il denaro dato in beneficenza, la corruzione della Chiesa.  Ma Astolfo trova anche le sue esperienze perdute che non riconosce immediatamente e che l’intervento di San Giovanni contribuirà ad individuarle (strana somiglianza con uno psico-terapeuta). Un viaggio iniziatico verso l’età adulta.  E infine Astolfo si trova davanti a un monte dov’è accumulato il senno perso dagli uomini, “che mai per esso a Dio voti non ferse”. Il senno è racchiuso in ampolle, poiché si trova allo stato gassoso: proprio su una di queste ampolle c’è scritto “Senno d’Orlando”. Finalmente il senno è stato ritrovato. Astolfo, oltre a trovare il senno d’Orlando, è probabile che abbia anche trovato se stesso. E’ proprio grazie a questo viaggio che Astolfo può comprendere delle parti di sé; trova infatti, molte cose che aveva perduto. E alla fine, Ariosto spiega quali sono i motivi che portano alla follia: l’amore, la ricerca affannosa e le sciocchezze.

Ecco un altro tipo di viaggio. Forse (ma non è detto) il più importante di tutti.  Quello che porta alla ricerca di se stessi. Nei prossimi giorni proverò a sviluppare ancora questo tema, sempre che qualcuno ne sia interessato ovviamente…

Un saluto.

 

Zavoratti