Buongiorno a tutti,
ci siamo. Forse qualcuno ricorda l’articolo scritto il 24 giugno scorso sul tema della “cancel culture”. In quell’articolo (lo potete trovare nella bacheca) mettevo in relazione questo nuovo movimento con la memoria dei roghi nazisti di libri. Ebbene, non ho dovuto attendere molto.
Apprendo infatti dall’agenzia AGI che in Canada ha fatto scalpore il caso di una trentina di libri messi al rogo da una scuola dell’Ontario con l’accusa di veicolare stereotipi negativi sugli abitanti delle Prime Nazioni, gli autoctoni, su Inuit e meticci. Con la stessa motivazione oltre 4.700 volumi sono stati ritirati dagli scaffali delle biblioteche di 30 scuole, valutati come offensivi per le immagini che proponevano.
Tra questi figurano Tintin nelle Americhe, la Conquista dell’Ovest di Lucky Luke, Asterix e gli Indiani, due biografie dell’esploratore francese Jacques Cartier, tutti valutati come offensivi per la rappresentazione stereotipata degli amerindiani contenuta nelle varie opere.
L’imbarazzante vicenda dei libri bruciati è stata rivelata dall’emittente pubblica Radio Canada, anche se il clamoroso fatto risale al 2019. In un video girato in quella occasione, Suzy Kies, presentata come “custode della sapienza autoctona”, spiegava agli alunni delle scuole cattoliche di Providence – una trentina di istituti francofoni nel Sud-Ovest dell’Ontario – che con una cerimonia detta della “purificazione con il fuoco” venivano bruciati libri già bannati dalle biblioteche, accusati di alimentare pregiudizi contro gli autoctoni, descritti come selvaggi, pigri e alcolisti. Le ceneri di quel rogo sarebbero poi state utilizzate come concime per alberi piantati in loco.
Sarei curioso di sapere se qualcuno ha reagito ed eventualmente in quale modo? A leggere la stampa arrivata da noi, non sembra ci sia stato un movimento di protesta. Ma potrei sbagliare. Come valutare queste azioni? Rientrano nel diritto di tutti?
Questa enorme confusione nella quale stiamo vivendo non avrà certo un periodo breve di vita; anzi, ci dovremmo convivere forse per generazioni; ma non possiamo nemmeno fare finta di nulla lasciando credere alla parte più “fragile” e scopertamente impaurita della società, che sempre tutto sia lecito e possibile, sulla base di un malsano principio (che principio non è) che in democrazia tutto è possibile. Non sono uno storico, un sociologo, un filosofo eppure riterrei dovere della democrazia intercettare i sintomi della deriva demenziale, affinché i germi che potrebbero minacciarla venissero resi innocui come farebbe un normale “vaccino” o “antibiotico”.
Se domattina una persona qualunque cercasse di prendere possesso di un qualunque mezzo di comunicazione per poter diramare il suo decalogo del vivere comune, saremmo tutti concordi nel considerarlo un pazzo; e come tale verrebbe preso in carico dalle nostre istituzioni; ma se invece di un caso eclatante, abbiamo a che fare quotidianamente con apparentemente piccoli eventi in se, ma sommati uno all’altro, dagli effetti deflagranti, allora cosa potrebbe accadere? Oggi si abbattono le statue, e si archivia la cosa come una bizzarria di un piccolo manipolo di scalmanati; domani si bruciano 30 libri e si archivia il fatto come un isolato elemento conservatore; poi si liberano le biblioteche di 5.000 libri perché non più idonei a rappresentare il momento attuale ed il fatto viene archiviato come effetto di un piccolo ed emarginato gruppo di insegnanti. Sarà proprio così?
Ho motivo di ritenere che sarebbe compito delle istituzioni produrre gli anticorpi nel momento in cui la malattia insorge che, si badi bene, non è il momento in cui la malattia si manifesta. Quel momento potrebbe essere troppo tardi. Dalle istituzioni, però, non mi pare che ci sia una particolare attenzione. Allora, secondo il principio di sussidiarietà, dovrebbe spettare al mondo intellettuale fornire a tutti, almeno la chiave di lettura di ciò che sta accadendo. Confidiamo in loro … anche se gli ultimi avvenimenti (Agamben, Cacciari, Barbero) non mi pare che abbiano inteso intraprendere questo solco …
Da parte mia, mi sento di consigliare a tutti, per lo sviluppo degli anticorpi, tra gli altri, i libri di Emilio Gentile che ben analizza il periodo post prima guerra mondiale e nascita del fascismo… periodo nel quale troveremmo molte analogie con alcuni dei momenti attuali …
Forse è il caso di rimanere tutti in allerta amici.
Un saluto.
Zavoratti
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